Durante il Festival del Cinema Europeo è stato presentato durante un evento speciale all’interno del Puglia Show il nuovo corto L’elemosina di Gianni De Blasi con Iaia Forte.
È lì sullo schermo. Inginocchiata e guarda verso l’alto. Una videocamera la riprende, mentre lei parla con voce ferma, il trucco sbavato sul volto, vestita di stracci sporchi. È la prima scena (in medias res, tra l’altro) di L’elemosina, il nuovo cortometraggio di Gianni De Blasi, che è stato presentato nel corso del Festival del Cinema Europeo e fino a domani è disponibile sulla piattaforma on demand.
L’elemosina è la storia di Laura – interpretata dalla meravigliosa Iaia Forte, un’artista capace di incarnare personaggi diversissimi e sempre stupefacenti – una donna benestante che abbandona la sua casa per diventare una senzatetto. La sua scelta non è disinteressata: vuole prendere parte a un reality show chiamato appunto L’elemosina – che presenta delle grafiche a metà strada tra Hunger Games e Chi vuol esser milionario? ma al tempo stesso si distingue per la forma verticale, tipica degli smartphone, che viene proiettata tramite ologramma – è un reality in cui vince chi ha ricevuto la maggior parte di donazioni. Perché Laura vuole parteciparvi? Ce la farà? E come funziona davvero questo programma?
Non aggiungo altri dettagli alla trama, perché io credo che valga davvero la pena vedere questo corto di De Blasi, non solo se vi piacciono le opere a carattere distopico, ma anche e soprattutto se avete voglia di confrontarvi con un pensiero ardito, con un’idea fortemente provocatoria. Naturalmente, nel film emerge la protagonista in tutto il suo talento: per me guardarla è stato come essere lì, come se la quarta parete fosse sfondata e io non fossi altro che una telespettatrice di quel cinico talent.
Sebbene il regista non abbia dato una classificazione alla sua opera, pare sia stata classificata come sci-fi. Io ci ho notato invece molti punti di contatto con diversi film o libri che trattano di distopie, a volte più o meno tecnologiche: il succitato Hunger Games, ma anche The Handmaid’s Tale, Black Mirror. E tuttavia, ci tendo a sottolinearvelo, non si ha mai l’impressione di un’opera derivativa, di un già visto. L’impressione che si ha guardando L’elemosina è che l’universo sia senza speranza e che forse siamo tutti chiusi in una sorta di botola (o in un pozzo, come ne Il silenzio degli innocenti). L’elemosina è una pellicola che non lascia spazio per i meh, poiché riesce a suscitare nello spettatore solo sentimenti forti. Una sorta di sveglia per la coscienza, ma al tempo stesso anche un’opera di grande suggestione estetica.