Cosa succede quando unisci Martin Scorsese, Leonardo DiCaprio e la biografia di un uomo oltre le regole (il classico “tratto da una storia vera”)?

di Paolo Merenda

È del 2013 il film che, a mio avviso, è stato quello con cui Leonardo DiCaprio avrebbe dovuto vincere il premio Oscar, invece del pur ottimo Revenant – Redivivo, pellicola successiva in cui ha recitato. Anzi, ho una teoria quasi complottista a riguardo: i giudici del premio, dopo essersi resi conto di aver fatto un errore a non dargli la statuetta con The Wolf of Wall Street, alla prima occasione utile, il film successivo, lo hanno premiato.

A ogni modo, addentriamoci nei meandri di un film affascinante, potente, scanzonato, scomodo, e chi più ne ha più ne metta. D’altronde, il regista è Martin Scorsese (Quei bravi ragazzi, Cape Fear, Taxi Driver, Toro scatenato, o i recenti Shutter Island con Michelle Williams, The Departed, The Irishman), e come protagonista abbiamo appunto Leonardo DiCaprio, con una serie di comprimari di assoluto spessore, come il premio Oscar Matthew McConaughey, Jonah Hill, la bellissima e bravissima Margot Robbie, Cristin Milioti (la famosa madre di How I Met Your Mother), e altri. La storia, invece, è tratta dal libro omonimo di Jordan Belfort, di cui il film ricalca la vita fatta di sesso, droga, reati finanziari e sregolatezza.

Il senso ultimo del film, come ha affermato Jonah Hill durante un’intervista legata al suo personaggio, Donnie, nel film, è semplice: l’ossessione del potere. «Il film parla di quello che succede quando possiedi troppo, quando sei oltre le regole, quando pensi che i soldi possano comprare la libertà.» E la storia di Jordan Belfort è questa, un uomo senza scrupoli che ha saputo approfittare del momento in cui, agli inizi degli anni ’90, le regole a Wall Street erano inesistenti.

La realtà si mescola ancor meglio alle esigenze di sceneggiatura quando viene spiegato il modo in cui fallisce il colosso L.F. Rothschild, un’azienda storica, nata nel 1899, praticamente in un sol giorno a seguito di un crollo colossale in borsa. E il modo in cui sembrano semplici le spiegazioni di come funziona la borsa è un altro punto di forza della pellicola: non bisogna essere broker come il personaggio interpretato da DiCaprio, ma basta seguire il film per capirne appieno gli eventi che si susseguono.

The Wolf of Wall Street è uno di quei lavori in cui posso segnalare una scena preferita, rispetto a quelli la cui storia è funzionale solo se seguita tutta: la scena in cui Jordan e Donnie assumono troppo quaalude, una droga sintetica, con relativi effetti disastrosi sul fisico mentre devono sventare un pericolo legale alla loro azienda, la Stratton Oakmont. Fa ridere, fa riflettere, è da sola un piccolo gioiello. Come tutto il film.

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