In una città nel sud della Puglia si discute sull’opportunità che i film girati in Puglia non abbiano una diversa ambientazione: ma è davvero giusto così?
Avete mai sentito parlare di una cittadina chiamata Shermer, in Illinois? Molto probabilmente sì. Avete mai sentito parlare di Northbrook, sempre in Illinois? Molto meno, anche se si tratta del sobborgo di Chicago in cui visse parte della sua vita il regista e sceneggiatore John Hughes. È mai importato a qualcuno? Difficile dire, ma forse no, quasi sicuramente no. Eppure conosciamo tutti Shermer anche se non esiste (e infatti i film ambientati a Shermer sono stati girati per lo più a Northbrook). Perché Shermer è il nome della città fittizia inventata da Hughes per le avventure dei suoi adolescenti medi, come in Breakfast Club. Ma è questo il solo caso in cui è stata inventata una cittadina a scopo fictional?
Se siete mai stati ben attenti, Hilldale non esiste. Marty McFly si muove infatti nell’area metropolitana di Los Angeles, in città reali come Burbank o Pasadena. Curiosamente Pasadena è stata ricostruita per un set televisivo in occasione di The Big Bank Theory. Poi c’è Sunnydale, anche lei fittizia e ritratta in varie location a Torrance e in altre cittadine (e potreste scoprire come anche il West Beverly High sia nella stessa Sunnydale High a Torrance). In altre parole, è un escamotage che si usa spesso al cinema e nessuno ha mai sollevato più di tanto il sopracciglio.
Ora leggo che, a seguito di una fiction ambientata in Sicilia e girata in provincia di Lecce, c’è chi chiede a gran voce che i film finanziati da Apulia Film Commission siano ambientati nella location in cui sono girati. Naturalmente, questa richiesta non solo è inutile, ma è anche poco fattibile per una serie di ragioni.
Partiamo dall’inutile. Avere Apulia Film Commission è un grande dono per i pugliesi. Afc ha ampliato enormemente le possibilità di lavorare del comparto cinematografico. L’ha fatto pian piano, partendo da un retroterra sul cinema di genere che ormai era alle spalle e ha lavorato così bene che negli ultimi anni la regione è andata in overbooking per quanto riguarda le produzioni cinematografiche. Sapete cosa significa? Che talmente tanti registi sarebbero venuti a girare in Puglia ma non c’erano abbastanza maestranze (e in Puglia sono tante e davvero notevoli) per coprire la richiesta. Non ci si è dati per vinti.
Così ora il Csc ha aperto una sorta di “succursale” all’Università del Salento. In altre parole, il cinema è diventato un capitolo fondamentale dell’economia pugliese, che si sta iniziando a immaginare come anche la formazione possa avvenire in loco. E il cinema non è più una sorta di traino per il turismo in Puglia (o lo è in maniera molto circoscritta). Anche perché i luoghi più belli di Puglia ormai non hanno certo bisogno di presentazioni.
Giungiamo al poco fattibile. Il cinema è magia. È invenzione. È creatività. È riprendere un treno e lasciar credere che attraverserà lo schermo. È far credere che una tata e uno spazzacamino possano ballare con un gruppo di pinguini. È lasciar immaginare che la testa di Gwyneth Paltrow sia in una scatola. È in quel brivido causato dal Mystery Man che si approccia a Bill Pullman a una festa, dicendogli di trovarsi in casa sua. Dire a uno sceneggiatore dove deve ambientare la sua storia è ingabbiare la creatività del cinema. Dire a un location manager che una location deve corrispondere a un’ambientazione equivale a eliminare la possibilità di qualunque biopic o period drama girato in Puglia (o in un’altra zona del pianeta).
Una cosa che tra l’altro è già accaduta, con la medesima modalità della nuova fiction siculo-pugliese: qualche anno fa la Rai girò il biopic su Cesare Mori, Il prefetto di ferro, utilizzando delle location salentine ma ambientando ovviamente la storia in Sicilia (anche perché parliamo di Storia). Al netto dei moltissimi blooper di questa produzione, mi spiegarono il perché di questa scelta: in provincia di Lecce, molti palazzi si prestano a girare film di questo tipo, perché presentano un fedele, fedelissimo stato di conservazione.
Poi certo, ci sono registi che hanno trovato la provincia di Lecce adatta ai loro film per le ragioni più disparate, stando alle loro interviste. Federico Moccia ha parlato di silenzio, del profondo silenzio dei borghi salentini. Ferzan Ozpetek della luce del sole, nonostante nei suoi due film “salentini” (Mine vaganti e Allacciate le cinture) ci siano delle potenti scene sotto la pioggia. Una location viene scelta per determinate qualità legate alla sceneggiatura e a come si progettano le scenografie. Se una location (o un gruppo di location) non dovesse essere messa nella condizione di poter essere scelta, significa che le produzioni si rivolgeranno altrove. Vanificando così l’enorme lavoro fatto in questi anni, in primis da Afc. E perché dovrebbe avvenire, solo per un po’ di campanilismo?