Chi è davvero Bedelia, la ragazza senz’anima di cui si innamora perdutamente Aldo in Venerdì 12, tanto da trasformarsi in mostro quando lei lo lascia? Ce lo dice Leo Ortolani nel suo ultimo lavoro.

di Paolo Merenda

La tagline della graphic novel Bedelia, lavoro più recente di Leo Ortolani, recita «Amerete una str*nza». E Bedelia lo è senza dubbio alcuno, come sa chi ha letto Venerdì 12, uno dei primi libri del fumettista, nato in origine come strisce umoristiche a sé stanti e solo dopo collegate e messe in un unico lavoro.

Ma io non ho mai avuto perplessità sulla qualità di Ortolani, e nemmeno sulle sue promesse. Ero quindi non scettico, ma incuriosito su come mi avrebbe fatto amare Bedelia, a seguito di un lavorone lungo anni riguardante come Aldo si trasforma in mostro (una chiara metafora su come si senta inadeguato rispetto al mondo) dopo che Bedelia lo usa e lo getta via.

Ovviamente, riesce nel suo intento, anche magari con un finale non originalissimo, ma non è quello il punto. Bedelia è una supermodella che, dopo ben 20 anni, viene soppiantata da una versione più giovane e più bella di lei, Elaiza. Solo allora le sue certezze cominciano a vacillare: lei aveva sempre messo l’esteriorità non davanti alle altre cose, ma come unica cosa nella vita. E quindi capire che nulla è eterno la porta a ripensare ai suoi passi, tanto che torna da Aldo in modo anche un po’ dimesso, una cosa che sulle prime spiazza.

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Non è il ritorno dell’amore, anzi Aldo resterà quello che non riesce ad andare a letto con lei, ed è tutto funzionale alla trama: se da un lato Bedelia si mostra sempre più umana, la natura di stronza non deve essere messa da parte. Allora via a gag sui suoi flirt, con tanto di una scena di orgia più comica che erotica, e ovviamente sempre presenti gli uomini usa e getta.

C’è spazio per brani dalla forte denuncia sociale, come quando si trova da sola in taxi e il tassista, diciamo così, la riconosce. Ma quando meno te lo aspetti spunta la battuta spiazzante che non risparmia malattie dure da gestire e la morte stessa. I suoi due accompagnatori, il redivivo Aldo, ormai padre di un bimbo e una bimba, ma di cui non si vede la moglie, e l’angelo Gaudio, le fanno da contraltare. Specialmente Gaudio assomiglia un po’ a Rat-Man, creazione più riuscita di Ortolani, e la accompagna nel cammino di redenzione. La svolta a mio avviso arriva poco dopo la metà, a pagina 91, quando lei incontra Aldo e la piccola figlia. «Stai sorridendo!» le fa notare il suo angelo custode. «Oh, scusa, ero distratta!»

Quel sorriso e qualche particolare più avanti mostrano finalmente il cuore di Bedelia, ed è lì che comincia a stare davvero simpatica. La svolta del finale la rende, come detto, amata. Ci si immedesima in lei e nel suo dolore, per quanto basato su un aspetto riguardante un mondo estraneo a molti, quello dell’alta moda e dell’esclusiva sfera delle supermodelle. Un risultato simile, a mio modo di vedere, lo stesso autore lo ottiene con Cinzia, altra graphic novel su un personaggio in precedenza secondario. In entrambi i casi, il fumettista ci chiede di aspettare per dare un giudizio sulla persona di cui si parla, per capire prima le sue ragioni. Una grande lezione di umanità.

Forse Leo Ortolani è riuscito, più di ogni altra cosa, a renderci familiare un mondo appunto così “straniero”. Oltre a farci amare Bedelia e a mettere il punto finale su una storia in parte autobiografica e risalente a decine di anni fa, quella del fumetto Venerdì 12.

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