Le donne non vanno festeggiate solo l’8 marzo, e questa cosa banalotta l’avrete sentita dire in tutte le salse. Ma perché la Giornata internazionale della Donna è oggi?

di Paolo Merenda

Lo stato in cui vivono ogni giorno le donne, in Italia e all’estero, è quasi sempre dispari rispetto agli uomini, nelle condizioni lavorative o di qualunque altro ambito. Per questo la Giornata internazionale delle Donne, l’8 marzo, non è mai diventata un modo obsoleto per accomunare l’intero genere per la lotta ai diritti .

La vera storia dell’8 marzo
Già, il motivo reale. Tutto partì nei primi anni del 1900 per mano del Partito Socialista, fondato nel 1892 e subito fattosi portavoce dei diritti umani. Con il passare degli anni e i primi semi di una sensibilità che da allora è cresciuta sempre di più, si arrivò al 1907. Fu indetta una conferenza internazionale delle donne socialiste, dalle quali però furono escluse le donne borghesi. Quindi, nel 1908, alla fine di febbraio, Corinne Brown riunì tutte le donne, senza distinzioni, a un incontro sui loro diritti. Per segnalare l’importanza dell’unione, le diede il nome di Woman’s day, giornata della donna. Una curiosità: il partito socialista decise quindi una data, l’ultima domenica di febbraio, ma in alcuni paesi, come l’Italia, il calendario era diverso e quindi si scelse l’8 marzo.

Perché noi conosciamo anche una storia sbagliata
La leggenda arrivata a noi parla dell’esplosione della fabbrica Cotton, a New York, nel 1908, mentre era occupata solo da donne lavoratrici. Appena si seppe della tragedia, come per un tacito accordo (e perché abbondava in quel periodo) moltissime persone andarono a lasciare un rametto di mimosa sul luogo dell’esplosione. Ecco, in pratica non c’è nulla di vero, o meglio in quegli anni (nel 1911) saltò davvero in aria una fabbrica, la Triangle, causando 146 vittime, 123 donne e 23 uomini. In Italia venne data vita a questa leggenda, tra l’altro tramandata anche per via scolastica fino agli anni ’80, dalla propaganda fascista, per rinnegare lo sforzo delle donne socialiste.

Perché le mimose
Allora le mimose quando sono state scelte? L’Italia può vantare la paternità dell’idea. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, ci fu una rinascita totale, anche nella richiesta dei diritti inalienabili da parte delle donne, e durante la prima festa della donna dell’Italia libera (1945) le partigiane Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei optarono per il simbolo delle mimose, come detto abbondanti a marzo perché è uno dei primi fiori che sboccia dopo l’inverno.

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Che cosa rivendicano le donne oggi
Nonostante sia passato più di un secolo, il fine ultimo dei diritti che chiedono a gran voce sono gli stessi: un rapporto alla pari con gli uomini sul lavoro, se le competenze sono uguali, ovviamente. Ma anche la possibilità di potersi esprimere al meglio in ogni ambito, tra cui quello lavorativo, per le donne che hanno figli: quindi, più asili nido, non essere discriminate nel momento dell’assunzione perché “poi deve pensare ai bambini, non lavora bene” e altri cliché ancora ben radicati. Basti pensare che in seguito alla pandemia di Covid-19, nel dicembre dello scorso anno a perdere il lavoro in Italia sono state 101.000 persone, tra cui 99.000 donne e solo 2.000 uomini. Per non parlare poi del triste fenomeno dei femminicidi, che esula in senso stretto dai diritti delle donne e rientra in quello, più largo, di rispetto per la vita umana. E non mancano i retaggi, che partono dal linguaggio (e dalle desinenze) e diventano pregiudizi che avvelenano la vita quotidiana di tutte.

Le iniziative
Non mancano iniziative volte a sensibilizzare l’opinione comune. Ad esempio, la Soroptimist International, di cui quest’anno si celebra il centenario della fondazione, che vanta ormai 158 club in Italia. Il più giovane ma già molto attivo è quello di Maglie Sud Salento, nato appena prima dell’esplosione di coronavirus ma nonostante tutto mai fermo. Soroptimist per definizione promuove e sostiene la cultura e i talenti femminili del territorio, a volte attraverso l’unione di più club. È il caso dei club Soroptimist Puglia e Basilicata, che insieme hanno dato vita a Tutt’altro genere – Letteratura, musica, teatro, arte.

Si tratta di 10 eventi, tra il 7 marzo e il 29 maggio, che si terranno in entrambe le regioni, e che nel rispetto delle norme anti-Covid potranno essere seguite sulla pagina Facebook, su Instagram e su YouTube. Abbiamo chiesto a Giusi Portaluri, presidente del Soroptimist Maglie e Sud Salento, di parlarci dell’associazione.

«Soroptimist International si occupa dell’avanzamento della condizione della donna, promuovendo il potenziale di tutte le donne, favorendone la vita professionale e sociale. Creiamo dei service per sostenere la donna in ogni ambito, e giornate come il 25 novembre, contro la violenza di genere, e l’8 marzo, rivestono un ruolo fondamentale. In questi giorni in cui si avvicendano numerosi eventi dedicati alle donne è quanto mai necessario utilizzare una delle nostre parole chiave, l’hashtag #364, per indicare che la dignità delle donne non deve essere celebrata soltanto l’8 marzo, ma anche negli altri 364 giorni. Ci teniamo molto a un’altra nostra iniziativa di questi giorni, la rassegna Sisterhood, storie di donne e sorellanza, nel corso del quale, tutti i venerdì di marzo, conosceremo donne di successo che hanno creduto in alleanza e collaborazione tra sorelle. Riguardo la rassegna Tutt’altro genere, iniziativa dei club Soroptimist International di Puglia e Basilicata, il 14 marzo il club di Maglie presenta Nel mio domani della scrittrice Valentina Perrone. Dopo una mia introduzione, dialogherà con l’autrice Anna Manuela Vincenti. Ci è caro anche il momento musicale, a cura di una pianista di fama internazionale come Valeria Vetruccio. Lei, come anche il video musicale di Martina Pianura, che presenteremo nell’occasione, vogliono essere un faro su un settore, quello della musica dal vivo, fermo da troppo tempo. Inoltre, nonostante la pandemia e le restrizioni sociali, Soroptimist Maglie sud Salento non si è fermato, tanto da aprire a breve 3 baby pit stop, grazie anche a un protocollo d’intesa con l’Unicef. Infine, sempre per promuovere il territorio, siamo al lavoro con la casa editrice Edizioni Libere di Maglie per lanciare a breve un concorso letterario su Dante, in occasione dei 700 anni dalla morte del vate, che si intitolerà Le donne nella Divina Commedia.»

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