Wrestlemania è da decenni lo spettacolo degli spettacoli per la Wwe e il wrestling in generale, e anche quest’anno ha scritto pagine di storia.
di Paolo Merenda
È andata agli archivi la trentasettesima edizione di Wrestlemania. Grandaddy of Them All, Grandest Stage of Them All, Showcase of the Immortals: sono tre dei nomignoli che ha il Super Bowl del wrestling. E Immortal è anche uno dei nomi con cui viene conosciuto Hulk Hogan, la più grande stella di tutte nel mondo del wrestling. Proprio lui, con Titus O’Neil, è stato il presentatore delle due serate, perché dopo Wrestlemania 36 anche questa volta tutto si è svolto in due sere, il 10 e l’11 aprile, al Raymond James Stadium di Tampa Bay, in Florida.
Se Hogan non ha bisogno di presentazioni, bisogna specificare che O’Neil, un wrestler per nulla indimenticabile, è diventato un pilastro della federazione di Vince McMahon grazie all’instancabile opera di beneficenza in giro per il globo, sia per conto proprio che della Wwe. Lo è ancor più di John Cena, ormai attore a tutti gli effetti, tanto da non comparire quest’anno per i limiti imposti dal Covid dato che era in un altro continente per delle riprese.
Scelte che hanno fatto contenti i fan, sia da casa che dal vivo. Sì, perché per la prima volta dopo 1 anno, 1 mese e 1 giorno (come sottolineato diverse volte nel corso della diretta) c’è stato il pubblico, circa 25.000 persone in uno stadio che poteva contenerne oltre 70.000, ma il distanziamento per il pericolo Covid ha comunque riempito il 30% circa del palazzetto in tutta sicurezza.
Che tipo di evento è stato? Storico per alcuni incontri, ma soprattutto dalla forte impronta musicale. Non tanto quella dal vivo, che pure c’è stata per presentare alcuni wrestler, ma tra le personalità che vi hanno partecipato. Il rapper Bad Bunny, ad esempio, ha lottato e vinto un match di coppia mostrando mosse degno di un vero atleta (pare si sia allenato per settimane e abbia seguito per più di un mese gli spettacoli Wwe per capirne i meccanismi). Oppure la Hall of Fame, in cui è stato introdotto un cantante iconico, Ozzy Osbourne.
La Hall of Fame è composta da personalità che comunque sono state sul ring in un modo o nell’altro: il frontman dei Black Sabbath ci è salito per la prima volta nel 1986, a Wrestlemania 2, come manager di un incontro di coppia, con i capelli biondi per l’occasione. Particolare l’episodio: al tempo Ozzy Osbourne non aveva la condotta retta e salutare di adesso, tanto che in vista della Hall of Fame, in un’intervista gli è stato mostrato il video di 35 anni fa. La sua reazione? Non lo ricordava assolutamente, tanto da affermare che quello non era lui, ma Vince Neil dei Motley Crue.
E gli incontri? Ovviamente hanno rappresentato il piatto forte della seconda serata, con Randy Orton vs “The Fiend” Bray Wyatt che è stato quasi un film horror dato il personaggio di Wyatt, un mostro che sopravvive al fuoco, compare e scompare a piacimento e incute terrore negli avversari, e un main event sentitissimo tra l’idolo della folla Daniel Bryan, la leggenda Edge e il campione Roman Reigns. Ma a entrare nella storia è la prima serata. Come risultati, perché AJ Styles, un atleta che ha vinto un numero di cinture impressionante in qualunque federazione abbia combattuto, è diventato Grand Slam Champion con la vittoria dei titoli di coppia, sorte toccata solo a 22 wrestler nella storia. Prima di lui, tra gli altri, il compianto Eddie Guerrero, Big Show e Rey Mysterio.
Come impatto sociale, il main event: nella prima sera, il 10, si sono affrontate Sasha Banks e Bianca Belair. Se l’incontro principale era già stato disputato da donne a Wrestlemania, per la precisione l’edizione 35 (sul ring, due anni fa Charlotte Flair, Becky Lynch e Ronda Rousey), questo è stato molto più significativo. Sasha Banks, cugina del rapper Snoop Dogg, e Belair (che ha poi vinto) hanno disputato il primo main event tra donne afroamericane in un ppv della Wwe. Un segnale forte per la società in cui viviamo, sempre più aperta e inclusiva anche nel campo sportivo del wrestling, non così attento a certe tematiche fino a una decina d’anni fa, anzi tutt’altro. A patto che ci sia talento, e le due ragazze hanno dimostrato di averne a dismisura.
Di seguito, i risultati completi delle due serate.
Sera 1 (10 aprile)
WWE Championship: Bobby Lashley (c) batte Drew McIntyre e conserva il titolo
Number one contender al WWE Women’s Tag Team Championship: Natalya e Tamina battono Dana Brooke e Mandy Rose, Lana e Naomi, The Riott Squad (Liv Morgan e Ruby Riott)
Cesaro batte Seth Rollins
WWE Raw Tag Team Championship: AJ Styles e Omos battono The New Day (Kofi Kingston e Xavier Woods) (c) e sono i nuovi campioni
Steel Cage Match: Braun Strowman batte Shane McMahon
Bad Bunny e Damian Priest battono The Miz e John Morrison
WWE SmackDown Women’s Championship: Bianca Belair batte Sasha Banks (c) ed è la nuova campionessa.
Sera 2 (11 aprile)
Randy Orton batte The Fiend
WWE Women’s Tag Team Championship: Nia Jax e Shayna Baszler (c) battono Natalya e Tamina e conservano il titolo
Kevin Owens (accompagnato dallo Youtuber Logan Paul) batte Sami Zayn
WWE United States Championship: Sheamus batte Riddle (c) ed è il nuovo campione
WWE Intercontinental Championship: Apollo Crews batte Big E (c) ed è il nuovo campione
WWE Raw Women’s Championship: Rhea Ripley batte Asuka (c) ed è la nuova campionessa
WWE Universal Championship: Roman Reigns (c) (con Paul Heyman) batte Edge e Daniel Bryan e conserva il titolo.