La casa del Grande Cervo diventa il luogo in cui trovano rifugio tanti animaletti, in fuga dal lupo. Almeno così sembra fino alla pagina finale.
di Paolo Merenda
Dalla finestra, dello scrittore e illustratore belga Émile Jadoul, autore di numerosi libri per bambini, compie un’azione quasi unica nella letteratura dedicata ai più piccoli (questo lavoro è adatto già dai 3 anni in su) e lo fa con un’operazione perfetta: «Dalla finestra di casa sua Grande Cervo guarda fuori». Comincia così l’opera ben illustrata che, come diverse altre, punta a disegni non troppo particolareggiati, ma pieni di colori, per riprodurre qualcosa che i più piccoli possano riconoscere, in luogo di tavole arzigogolate. Che pure hanno il loro perché in altri libri, ma qui il messaggio è più importante dell’abito che indossa, quindi i disegni dovevano essere elementari.
Il cervo, dicevamo, vede arrivare, in ordine, il coniglietto, il maialino e l’orsetto, tutti che lo avvertono di far presto a lasciarli entrare, dato che «arriva il lupo», come se stessero fuggendo da esso. Nella tavola in cui viene accolto l’orsetto e stanno tutti alla finestra, a scrutare fuori «vicini vicini», in alto a sinistra si vede un festone, e il mistero è svelato perché, quando arriva finalmente il lupo, gli aprono perché… gli stavano preparando una festa di compleanno a sorpresa!
Il lupo, così, viene descritto non come l’animale feroce che nella favola dei tre porcellini vuole mangiarli buttando giù le loro case (per non parlare di Cappuccetto Rosso, favola a suo modo assai truculenta), ma semplicemente come un altro dei loro amici.
Ottimo il modo in cui vengono chiamati i personaggi: il simbolo, il proprietario della casa in cui tutti si mettono al sicuro, è “Grande” Cervo, poi gli animali che sembrano in fuga sono il coniglietto, il maialino e l’orsetto, chiamati tutti col vezzeggiativo, e infine il lupo che non ha bisogno di vezzeggiativi o aggettivi che vadano a tesserne la grandezza è l’antico topos delle fiabe, qui sovvertito.
La lezione che imparano i bambini è semplice ma efficace: uno sconosciuto non è un pericolo, ma solo un’occasione per rimettersi in gioco. Quando lo leggo al mio pargolo ne rimane estasiato ogni volta, anzi diciamo che gli piace così tanto che ormai lo prende dagli scaffali della sua stanzetta e lo legge lui ai suoi amichetti e a noi genitori.
Interessante la genesi della versione italiana di Dalla finestra di Émile Jadoul: è stato scritto già nel 2002, ma solo nel 2010 viene pubblicato per la prima volta in Belgio, ed è addirittura nel 2019, con la traduzione del collettivo Verba Manent, che arriva in Italia attraverso Pulce Edizioni. Diciassette anni d’attesa per poter gustare nello Stivale un’opera così deliziosa deve far riflettere su quanti altri gioiellini sono nascosti in giro per il mondo, col punto interrogativo di quando sbarcheranno fra gli scaffali delle librerie italiane.
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