Non voglio fare spoiler – al massimo a fine stagione ci sarà un recap – ma voglio raccontarvi di cosa ho provato nel vedere le prime tre puntate della quarta stagione di The Handmaid’s Tale.

Un anno fa, quando la pandemia iniziava soltanto a mostrare i suoi denti aguzzi, come tutti quanti ho iniziato a fruire sempre più film e serie tv dalle due piattaforme per cui ho l’abbonamento. Anzi, ogni tanto, ho fatto anche qualche incursione su una piattaforma che consente di vedere film on demand una tantum. La pandemia però, pur avendo amplificato il nostro tempo, riempiendolo di giochi per bambini, visioni e panificazione, ha rallentato terribilmente le produzioni. Tanto che alcune sono state cancellate, con nostro sommo dispiacere, come Glow per esempio.

Nella primavera 2020 io ero una di quelli che attendevano spasmodicamente la quarta stagione di The Handmaid’s Tale, che però è stata rimandata. Quindi potete immaginare con che animo nei giorni scorsi mi sono fiondata a guardare i primi tre episodi della stagione che sono stati rilasciati tutti insieme. 

So bene, è accaduto spesso, che per le serie rilasciate in maniera dedicata per il binge watching mi sono ritrovata spesso ad attendere un anno dopo un giorno solo di visione. Però stavolta non sono riuscita a trattenermi: era tanta la mia “fame” di rivedere le ancelle e i trailer che erano stati diffusi erano davvero ghiotti – tanto più che queste tre puntate danno una parziale risposta ai colpi di scena che vengono mostrati in essi.

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Mi aspettavo di provare dolore, rabbia, commozione, com’è sempre stato per The Handmaid’s Tale. Stavolta però ho provato qualcosa di molto diverso. Un misto tra quello che sentivo da bambina quando Marty McFly rischiava di far tardi al suo appuntamento con il fulmine e quando nella penultima puntata di The Deuce ho visto qualcosa di completamente inatteso.

Un attributo che ho letto spesso in riferimento al nuovo corso di The Handmaid’s Tale è «disturbante». Ma credo che non renda bene l’idea. L’intera serie è disturbante perché parla di un futuro distopico in cui le donne e le altre minoranze hanno completamente perso qualunque tipo di diritto civile e vengono violate, torturate e uccise in nome di una teocrazia che in realtà è un’umanocrazia disumana.

Il termine che userei per queste prime puntate della quarta stagione è «sorprendente». Nulla di quello che accade è atteso. E ci sono delle deliziose citazioni che ci rimandano alla nostra cultura pop e a un fatto estremamente luttuoso che è accaduto in un passato non troppo lontano. È difficile immaginare cosa accadrà nei prossimi episodi. Solo una cosa è certa e non credo di fare spoiler: June è un’autentica guerriera.

In this world, we’re just beginnin’
To understand the miracle of livin’
Baby, I was afraid before
But I’m not afraid anymore

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