Come un singolo episodio nella vita cambia la vita di quattro ragazzini? Una possibile, e profondissima, risposta la si può trovare in Sleepers.
di Paolo Merenda
Su queste pagine abbiamo già parlato del regista Barry Levinson, con il suo Good Morning Vietnam del 1987, un anno prima del film Rain Man – L’uomo della pioggia, che gli è valso il premio Oscar come miglior regista. Nel 1996, Levinson dirige l’ennesima opera degna di nota, Sleepers, con un cast stellare e una storia dal significato profondo e drammatico.
Brad Pitt, Billy Crudup, Kevin Bacon, Robert De Niro, Dustin Hoffman e il “nostro” Vittorio Gassman sono solo alcuni degli attori presenti nel film, e anche di Robert De Niro, che spegne oggi 77 candeline, abbiamo parlato diffusamente su The Room, data la quantità e la qualità delle pellicole in cui recita: Il cacciatore e Angel Heart, oltre a Sleepers, non possono mancare nella videoteca di un vero cinefilo.
Ma Sleepers è un’opera corale in cui ogni personaggio ha qualcosa da dire. I quattro ragazzini al centro delle vicende vengono seguiti lungo tutto l’arco della loro vita o quasi, e la prima parte mostra come un singolo errore, legato a coincidenze sfortunate, possa decidere tutto il resto della vita e persino le circostanze della morte. Difatti Lorenzo, Michael, Johnny e Tommy sono quattro adolescenti che, vivendo nel complicato quartiere di Hell’s Kitchen, a New York, bazzicano la malavita locale, fin quando feriscono accidentalmente un uomo e vengono rinchiusi in un riformatorio. Le coincidenze sfortunate non si fermano qui, ma continuano quando vengono presi di mira dai secondini e ricevono abusi sessuali per tutto il resto della pena detentiva.
Una volta usciti, sono totalmente cambiati, e la seconda parte del film ha una velocità maggiore rispetto alla prima, con i quattro ormai adulti e che hanno preso strade molto diverse. La casualità che li fa muovere lungo il corso della vita è forse un tema ancora più profondo di quello del cambiamento, degli abusi sessuali e del resto. L’omicidio della guardia carceraria, responsabile dei loro abusi, da parte di Johnny e Tommy adulti, è decisivo, dato che lo incontrano in modo fortuito in un bar, ma è un altro errore che li porta a un processo in cui potrebbero subire una pesantissima condanna. Sembrano tutti andare avanti su binari che hanno già deciso il loro percorso, ma più di una volta il destino li mette nei guai, e talvolta invece li toglie da una situazione pericolosa. È una danza continua, che non si discosta dal vero significato della vita, il tutto reso magnificamente sullo schermo dalla bravura degli attori.
Una particolarità legata al film è la sceneggiatura: è tratta dal libro omonimo di Lorenzo Carcaterra, figlio di immigrati che hanno vissuto davvero a Hell’s Kitchen, ma provenienti dall’isola di Ischia. L’autore ha affermato più volte che è basata su fatti reali, ma non solo le autorità hanno smentito che episodi come quelli descritti possano mai accadere in un carcere minorile, ma anche che, se fosse una storia vera, piuttosto parlerebbe di un imbroglio per far giudicare innocenti due assassini.
Qualunque sia la verità, il film resta di assoluto spessore, con toni drammatici da vedere e rivedere.