Alcuni luoghi sono magici. Non in senso letterale, ma per come lo diventano nella mente di chi li vive e specialmente li ha vissuti in passato.

di Paolo Merenda

Se intercorre un buon lasso di tempo, qualunque luogo può diventare pieno di magia, e per il bar dello Zio Frank era così. Lo zio Frank ha gestito un bar, alla periferia di Parete, per circa venti anni, e il 30 maggio ha annunciato la chiusura con un toccante messaggio su Facebook. In realtà, aveva chiuso come tutti gli altri locali all’annuncio della zona rossa sul territorio nazionale, il 9 marzo scorso. Ma, mentre gli altri nella fase 2 hanno riaperto, lui è rimasto chiuso e solo molti giorni dopo ne ha annunciato il motivo. Non è una vittima dei mancati guadagni dovuti al coronavirus (se avesse riaperto sarebbe stato sommerso di richieste di “Spuoglit e cucc’t” o di qualche altro cocktail rinomato), ma se non ci fosse stato questo periodo in cui fermarsi e pensare, probabilmente non avrebbe deciso di prendere, come recita parte del messaggio di commiato, «il dovuto e meritato riposo», non così presto almeno.

Io ci andavo tra i 15 e i 17 anni fa, tra gli altri con i membri del gruppo punk Deformed nelle serate in cui non avevano concerti in programma, per cominciare la serata prima di spostarci su Napoli, o terminarla in compagnia di Frank ‘o cipullar (altro nome con cui è conosciuto), o ci passavamo entrambe le volte, proprio per non sbagliare.

Il bar dello zio Frankie era davvero un unicum tra i bar e i pub che ho frequentato. Prezzi popolari, ma soprattutto memorabili i suoi cocktail: oltre al più famoso “Spuoglit e cucc’t” (Spogliati e va a dormire) c’era il “Chiav’t inda rotond” (Sbatti nella rotonda), “Sott ‘e ncopp” (Sottosopra) e molti altri, tutti di sua invenzione. Non potevi trovarli letteralmente in nessun altro posto al mondo.

Tra qualche impegno nuovo e i cambiamenti della vita, non ci andavo più da 15 anni circa. Ma, spinto da chissà quale impulso, ci sono tornato nel 2020, poco prima dell’emergenza Covid-19, per un cocktail leggero, pomeridiano. In quell’occasione ho scattato le foto di zio Frank e della lavagnetta con i suoi cocktail che trovate qui. Bello il fatto che, dopo avermi preparato un intruglio a base di vino rosso (ed essersi scolato la bottiglia dato che ne era rimasto poco, sarebbe andato sprecato), quando gli ho chiesto cos’era è rimasto interdetto, per poi rispondere: «Diciamo che è la mia versione dello Spritz», ma come tutti gli avventori che sono stati lì sanno, se  altri 100 gli avessero chiesto uno Spritz, l’avrebbe fatto in 100 modi diversi, ma non come quello che servì a me.

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Non fraintendetemi, il senso del bar di zio Frank non era bere, anche se non vai in un’osteria per giocare a backgammon, il gestore ci guadagna e resta aperto se consumi. Il senso di quel bar era il modo in cui tutti si sentivano uniti: anche se non si erano mai visti prima e non si sarebbero rivisti mai più, degli sconosciuti potevano passare la serata a ridere e scherzare come se fossero cresciuti insieme. Questa è la magia di cui parlo. Ci si sentiva potenti, ci si sentiva felici. Una bolla magica che adesso non c’è più, e come i libri di fantasy insegnano, c’è sempre meno magia nel mondo.

Zio Frank

La sua è scomparsa, è ora di smettere di credere alla magia? No. E non solo per la speranza a cui i suoi avventori si aggrappano, quel «Non smettete di crederci, perché qualcosa potrebbe ancora succedere» che chiude il messaggio Facebook, ma anche perché quelle persone sono lì fuori, da qualche parte, ma vicino a zio Frank, tanto da lasciargli uno striscione la notte immediatamente successiva all’annuncio. Quel «Franco sei la Storia», già tutto ammaccato e di cui non si vede bene una parola, è perfetto: il suo bar era così, tutto ammaccato ma perfetto.

Tra l’altro, sto scrivendo l’ultimo racconto di una piccola raccolta che pubblicherò a breve su questo sito, e per la prima volta l’ho ambientato a Parete. Il bar di zio Frank, all’inizio non previsto, si è fatto spazio e sarà una delle ambientazioni, in modo da vivere per sempre almeno in quelle pagine.

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