Discendente di una gloriosa famiglia di wrestler messicani, Eddie Guerrero è rimasto nel cuore dei fan nonostante la sua prematura scomparsa.
di Paolo Merenda
Ci sono pochi atleti che hanno lasciato il segno nei tre principali mercati di wrestling mondiale, ovvero messicano, giapponese e americano. Eddie Guerrero è tra i pochi ad averlo fatto, e forse anche per questo a 15 anni dalla scomparsa è rimasto una leggenda.
In Giappone, ha interpretato tra gli altri un ruolo iconico. Dovete sapere che L’uomo tigre, prima di diventare un anime (un cartone animato) sul wrestling nel 1969, era stato un manga (un fumetto) dello stesso argomento nel 1968. Ebbene, al secondo anime, del 1981, la New Japan Pro Wrestling acquistò i diritti per portare su un vero ring Tiger Mask, dando una maschera e un costume a Satoru Sayama, atleta dalle belle speranze, allora 24enne. Da allora, altri cinque hanno vestito i suoi panni, diventando Tiger Mask II, III e così via. Ma, incontro dopo incontro, all’Uomo Tigre serviva un avversario altrettanto importante, e fu ripreso, sempre dall’anime, Black Tiger, dal vestito e dalla maschera, come suggerisce il nome, neri (e argento). Black Tiger II fu, appunto, Eddie Guerrero.
In Messico, neanche a dirlo, Eddie Guerrero, aiutato dalle sue capacità sul ring e dal fatto di essere messicano, diventò un esponente importante della Lucha Libre (lo spettacolare wrestling fatto da uomini e donne magari di stazza minore ma capaci di gesti atletici fuori dalla norma). E negli Stati Uniti? La carriera di Eddie Guerrero in Wcw prima e Wwe poi parla da sola: ha vinto praticamente tutto, dai titoli mondiali, a quello americano (dove “svezzò” un giovane John Cena in una faida ricordata ancor oggi), a quelli di coppia con il nipote Chavo Guerrero, con iconici match a Wrestlemania e non solo. Ad esempio, in Wcw ha dato vita a quel gioiellino che è il match di Halloween Havoc 1997 con Rey Mysterio.
Chavo Guerrero che per inciso, tra l’altro, è stato l’allenatore delle attrici che hanno portato la serie TV Glow su Netflix, e come ha detto in diverse interviste non è stato facile per lui spiegare loro come fare delle mosse realistiche pur non avendo nessun background di quel tipo.
A volte ci si chiede come mai Eddie Guerrero abbia fatto così tanto breccia nel cuore dei fan. A mio avviso, ci è riuscito per lo stesso motivo che lo ha portato alla morte: una vita sregolata. D’altronde, specialmente in Italia (Maradona docet) piacciono i personaggi larger than life, quelli che spingono tutto all’eccesso. Come Guerrero fece, letteralmente, con la sua automobile nel capodanno del 1998, causando un incidente che lo sbalzò via dal veicolo per diversi metri. Gli eccessi di droga e alcol del 2001, uniti all’incidente precedente, lo portarono quasi a perdere tutto, anche la vita, ma arrivare a un pelino dalla morte lo riscosse come mai prima. Aiutato da uno dei suoi migliori amici nel business, quel Chris Benoit che fa purtroppo ancora parlare di sé per gli eventi legati ai suoi ultimi giorni, rinacque come l’araba fenice, diventando col tempo il Latino Heat che tutti hanno pian piano amato, sia per gli incontri che per i segmenti extra ring, specialmente nel periodo più maturo, come questo con Batista del 2005, uno degli ultimi prima della morte.
Oltre questo, nel suo caso possiamo ben parlare di magia: sì, motivi plausibili per cui sia diventato l’icona che è adesso ci sono, ma a volte tutto ciò non basta. Lui era magico, catturava gli spettatori sia nel palazzetto che a casa con una sola occhiata, e questo non lo si impara: o si è così o no. La sua unicità era quella di avere come innata una dote che altri wrestler (o anche attori, cosa assimilabile per molti atleti che salgono su un ring) sviluppano, in un pallido ma efficace riflesso, dopo anni e anni di tentativi.
Cosa ci ha lasciato? Un enorme vuoto, quello è indubbio, e non solo per la scomparsa avvenuta a 38 anni, ma anche un’eredità di cui a volte qualcuno prende un pezzetto. E basta quel pezzetto per creare nuove star, giorno dopo giorno. Se non è magia questa.
(In evidenza una foto generica, per sottolineare le radici di Eddie Guerrero nel wrestling messicano e giapponese).