La mole di film, da attore, regista o doppiatore, che ha Danny DeVito in carriera, è davvero invidiabile, e spazia tra i generi più diversi.
di Paolo Merenda
Film d’azione, d’avventura, drammatici, di denuncia sociale. C’è tutto nel curriculum artistico di Danny DeVito, che proprio oggi compie 76 anni. Possiamo ben vantarci delle origini italiane, nello specifico della Basilicata, di quest’attore, dato che il padre proveniva da San Fele, uno dei paesi-presepe come il non distante Castelmezzano, nella stessa regione.
Alcuni aneddoti sono già legati ai suoi esordi: sapevate che il suo esordio in un lungometraggio è in una pellicola italiana? Si tratta di La mortadella, diretta da Mario Monicelli, e che gli ha permesso di lavorare al fianco di Sophia Loren e del compianto Gigi Proietti. Parliamo del 1971, ma è di quattro anni più tardi Qualcuno volò sul nido del cuculo, splendido film classificato tra i migliori 100 di tutti i tempi. Oltre a Jack Nicholson e a molte altre stelle, mi piace citare del lavoro diretto da Miloš Forman la presenza di Christopher Lloyd, che sarebbe diventato l’iconico Doc Emmett Brown della saga Ritorno al futuro.
Da un personaggio malato di mente, difficile da interpretare, i salti sono stati molti, come quando ha interpretato il villain Pinguino (da cui la nostra immagine in evidenza), l’arcinemico di Batman, in Batman – Il ritorno, del 1992 per la regia di Tim Burton. Il sodalizio con uno dei registi più riconoscibile della storia lo ha portato a recitare in Big Fish, 2003 (bello il suo ruolo dell’uomo lupo tanto da essere ricordato ancora oggi), e Dumbo, 2019, entrambi di Burton. Uno dei suoi attori feticcio, quindi, perché capace di adattarsi a qualunque ruolo.
E se vogliamo parlare di un’altra lunga e proficua collaborazione nella carriera di Danny DeVito, come non nominare Arnold Schwarzenegger? I gemelli, del 1988, con lui e il palestrato attore di origini austriache a fare da improbabili gemelli, è stato il primo di tre lavori del sodalizio. Con un salto al 1993 abbiamo Last Action Hero, in cui però fa solo da doppiatore di un gatto poliziotto, Whiskers, e infine 1994 con Junior, in cui la trama si conferma improbabile (il personaggio di Arnold Schwarzenegger è in dolce attesa dopo un esperimento portato avanti dal dottore a cui DeVito presta il volto), ma portata avanti bene e farcita di ottime battute.
Nel 2003 fa da voce narrante in Duplex con Ben Stiller e Drew Barrymore, uno dei film in cui è stato anche regista. Un altro è La guerra dei Roses del 1989, con Michael Douglas e Kathleen Turner, tra i suoi capolavori, ma qui, a differenza di Duplex, fa anche un piccolo ma fondamentale personaggio. Dieci anni dopo, 1999, torna a lavorare con Kathleen Turner nella pellicola Il giardino delle vergini suicide: in questo caso la regista Sofia Coppola lo volle per interpretare un personaggio volutamente grottesco, prova superata a pieni voti da colui che aveva già dato il volto a un Pinguino sopra le righe sette anni prima.
Un cast d’eccezione lo ha visto recitare nel lavoro di Jay Roach, Austin Powers in Goldmember, del 2002. Grande spirito autocritico da parte sua nell’interpretare Mini-Me, ma anche una riunione di stelle, che comprendevano fra gli altri Tom Cruise, Steven Spielberg, Britney Spears e Kevin Spacey. Quest’ultimo lo conosceva bene, avendoci recitato nel 1997 in un altro film che viene ricordato dal pubblico, L. A. Confidential, che vede tra i protagonisti Russell Crowe, già volto principale de Il gladiatore. Nonostante la trama di genere thriller, il suo personaggio, il giornalista Sid Hudgens di Hush-Hush, come in Austin Powers ha delle venature comiche e ironiche non da poco.
Come molti volti noti, anche lui si è cimentato con le serie tv, e al momento ne ha due attive: si tratta di C’è sempre il sole a Philadelphia e Il metodo Kominski, anche se il piccolo ruolo di Friends, nella decima e ultima stagione datata 2004, fa sempre sorridere: uno spogliarellista in là con gli anni e la forma fisica, ma dalla forte carica comica.
Ultima, ma non per importanza, la presenza ne I Simpson: qui ha dato la voce a Herbert Powell, fratello ritrovato da Homer Simpson, quindi non un ruolo marginale ma che può trasformarsi in ricorrente se Matt Groening dovesse deciderlo. I fan se lo augurano, ma anche in caso contrario si può star certi di una cosa: non resterà con le mani in mano ma troverà sempre nuove cose da fare nell’industria dell’intrattenimento.